Sebbene le premesse fossero più che positive gennaio, per le quote medio-basse, è trascorso ancora una volta nell'anonimato, come già succede da molti anni a questa parte. Pochi gli eventi degni di nota nell'ultimo decennio: se escludiamo gennaio 2005, il generale non ha mai lasciato tracce pesanti del suo passaggio nelle zone vallive e collinari limitrofe.
Si parlava di premesse, ebbene gli ingredienti per un mese scoppiettante e dinamico c'erano tutti. Una stratosfera "riscaldata" accoppiata ad una troposfera fortemente attiva che, nei mesi di novembre e dicembre, aveva respinto un cooling proveniente dai piani superiori. Tutto lasciava presupporre ad uno scacchiere europeo conteso da forze diametralmente opposte, con sortite fredde molto frequenti. Eppure non è stato così. Blandi sono stati gli effetti sul nostro territorio di questo warming, soprattutto a causa di una troposfera caduta in letargo sul più bello e che ha privilegiato, nei suoi molteplici incastri, l'east-coast americana, costretta a far fronte a situazioni talora davvero critiche.
Passando ad un analisi locale più approfondita di stampo climatologico, possiamo notare come le poche irruzioni degne di nota, che hanno avuto come obiettivo l'Italia, sono state principalmente di matrice artico-marittima. Tale massa d'aria tende a privilegiare, in termini di precipitazioni nevose, le quote medio-alte. Difatti per la nostra amata sila è stato un mese straordinario, con accumuli davvero considerevoli sulle vette e poco più in basso, come non si vedeva ormai da tempo. Per la valle invece parlano i freddi dati: sopra media diffuso di circa un grado-un grado e mezzo (con la stazione di Cosenza Sud che non ha fatto registrare nemmeno una minima negativa nell'arco dei 31 giorni) e precipitazioni invece in surplus, a causa di alcuni passaggi atlantici e delle piogge apportate proprio dall'aria artico-marittima, foriera di forte instabilità a causa del ristagno di aria estremamente fredda in quota.